Come per il Santo martire, patrono degli innamorati, le giovani generazioni amano l’amore. La conferma arriva dall’ultimo sondaggio di Pepita sulla vita affettiva degli adolescenti: come vivono i rapporti interpersonali di coppia e il rapporto con loro stessi? In che modo si vogliono bene gli uni gli altri? E verso se stessi?
Sulla Strada di Valentino
L’indagine, a cavallo tra fine 2023 e l’inizio del 2024, riguarda centinaia di ragazze e ragazzi che frequentano gli oratori in cui operano gli educatori e gli animatori di Pepita. In particolare il campione fa riferiremo a giovani residenti tra Lombardia e Umbria, nati tra il 2010 e il 2004.
San Valentino fu decapitato dall’Imperatore Aureliano per aver celebrato le prime nozze tra un legionario pagano e una giovane cristiana. Un atto di “ribellione” inaccettabile per un’antica Roma ancora lontana dall’evangelizzazione.
Eppure il Santo non esitò ad agire secondo le regole del cuore. E i nostri ragazzi? Come vivono la propria passione?
L’amore puro dei più giovani
Nei più giovani, nati tra il 2009 e il 2010, vince l’amore ideale, puro. Quello che, per l’80 per cento dell’intero campione, rispecchia il modo di amarsi dei propri genitori. Una posizione che cede un po’ di ottimismo con l’esperienza, come conferma l’approccio più agnostico della generazione nata tra il 2009 e il 2010.
In generale, la visione dell’amore, dei sentimenti verso se stessi e gli altri, cambia a seconda del genere.
I maschi risultano più sicuri e fiduciosi nella loro relazione, mentre le femmine tradiscono un timore di fondo, non solo in termini di fiducia, ma anche in ordine ad un conflitto interno che le vede da una parte desiderare attenzioni, dall’altra timorose di una vicinanza effimera o coercitiva.
Amore fisico tra piacere e condivisione
Una delle spiegazioni di questa differenza alberga nell’idea della relazione intima. Con particolare riferimento al rapporto sessuale, che i ragazzi associano al piacere, mentre le ragazze ad un atto di condivisione. A dispetto della poesia, attorno all’esperienza dell’amore fisico resta diffusa la percezione che il rapporto sessuale non abbia necessariamente a che fare con il voler bene all’altro.
Da questo studio emergono certamente i limiti di una società condizionata dalle discriminazioni di genere, da un amore confuso con il possesso e dalle tante, troppe cronache che ogni giorno raccontano episodi di violenza sulle donne, fisica o psicologica. Eppure i nostri ragazzi credono nell’amore, comprendono le differenze tra un sentimento egoista e un’emozione autentica. Vogliono volare con le ali del cuore, vivere pienamente. Amare e sentirsi amati.
La zavorra del cuore
In questo viaggio di Pepita nel cuore dei ragazzi, emerge un bug, un peccato originale che frena la capacità dei nostri figli di mordere la vita e di incidere sul proprio tempo, assaporando affetti, rispettando ciò che si prova nei confronti degli altri e verso se stessi.
Dallo studio emerge l’immagine di ragazzi decisamente abituati a giudicarsi negativamente e severamente autocritici rispetto alle proprie inadeguatezze, piuttosto che capaci di avere uno sguardo gentile e comprensivo verso se stessi e i propri sbagli o limiti. Di fronte alle difficoltà, ai propri limiti, alle sconfitte tendono a percepirsi come isolati e separati dagli altri, come se fossero solo loro ad avere limiti e problemi mentre gli altri stanno bene. Non si sentono molto parte di una comunità che condivida con loro limiti e debolezze, come un’umanità unita. Tendono quindi a focalizzarsi sui propri sentimenti negativi e ad autocommiserarsi, piuttosto che fare leva sulla forza delle emozioni di fronte alle difficoltà.
Tra coraggio di amare e coraggio di educare
Torna quindi l’esigenza di accompagnare le nuove generazioni alla scoperta di se stessi. Un viaggio che, paradossalmente, si può fare solo aprendosi agli altri.
In fondo basta soltanto un po’ di coraggio. Il coraggio di amare, che per i più giovani non può che dipendere dal recupero del ruolo educativo degli adulti. Quel coraggio di educare che Pepita auspica da tempi non sospetti, ben prima che la pandemia amplificasse le fragilità di una società in crisi di valori ben prima del 2019. Un periodo di restrizioni e confinamenti che certamente sta tuttora condizionando alcuni aspetti del mondo dei ragazzi, ma che molti genitori e buona parte delle istituzioni hanno la colpa di utilizzare come foglia di fico.