“Gli sdraiati”, sfaticati, apatici e in larga parte viziati. Il padellino delle nuove generazioni che si cimentano con il mondo del lavoro non è dei migliori. A dispetto di qualche pregiudizio di troppo, animato da un’intera classe di lavoratori intrappolati nel limbo tra una pensione ancora troppo lontana e una quotidianità ormai logorata dagli anni.
Dietro di loro una marea di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, che dovrebbero “mordere la vita”, ma che in realtà hanno dei parametri e delle aspettative che li distinguono chiaramente dalle generazioni precedenti.
Ma cosa vogliono i nostri giovani dal mondo del lavoro? Chi sono?
Parliamo di Generazione Z, convenzionalmente nati tra il 1997 e il 2012, che sta entrando nel mercato del lavoro in un momento in cui le aziende stanno evolvendo a seguito dei cambiamenti prodotti dalla pandemia e imposti dalla congiuntura economica e dal perdurare dei conflitti sul quadro internazionale.
Lo scenario non è dei migliori. Da un lato il contesto economico, dall’altro l’impatto dell’Intelligenza artificiale sul mondo dell’impresa e della produttività. Siamo in uno scenario in movimento, dove elementi come flessibilità, ambiente di lavoro e attività extra lavorative stanno diventando fattori di grande interesse per lavoratori e aziende.
La ricerca della serenità emotiva
Flessibilità, ambiente di lavoro accogliente, iniziative a favore del benessere mentale e fisico sono tutti fattori che rivestono un ruolo di notevole importanza per la scelta del luogo di lavoro. L’optimum sarebbe un lavoro part-time, perché la Gen Z mette al primo posto sé stessa, il proprio benessere, le passioni e i nuovi valori che la contraddistinguono, come la sostenibilità, l’inclusione sociale e quel senso di libertà soffocato e sospeso durante la pandemia.
È proprio la ricerca della serenità perduta che condiziona maggiormente il rapporto dei più giovani con il mondo del lavoro. Ci troviamo davanti ad una moltitudine di persone che chiedono più di un lavoro, cercano una strada verso il benessere, dove l’impiego deve inserirsi in un contesto in cui salute, famiglia e crescita personale trovano una sintesi naturale.
Cambio vita, cambio lavoro
I dati più recenti del 2023 dell’Osservatorio BenEssere Felicità parlano chiaro: anche in Italia c’è un forte senso di insoddisfazione. Quasi il 60% dei lavoratori della Generazione Z sta considerando seriamente la possibilità di licenziarsi e di cambiare lavoro.
Uno degli elementi prioritari per la Generazione Z è la salute mentale: chiedono sostegno e la possibilità di prendersi cura di sé stessi. I nuovi (o potenziali) lavoratori non accettano compromessi quando si tratta del loro equilibrio e della loro felicità. Le aziende che vogliono attirare i futuri talenti devono quindi tenere conto di questa inquietudine e rivedere i propri modelli aziendali.