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Il retaggio dei tempi di bulli e pupe per fortuna non è più accettato nella società attuale.
Fischiare una donna o una ragazza che passa per strada oggi non è soltanto inelegante, ma può rappresentare una molestia.
Il fenomeno si chiama catcalling e comprende tutte quelle condotte attraverso le quali vengono esercitate molestie, generalmente di natura verbale, in luogo pubblico e, il più delle volte, nei confronti di persone sconosciute.

Cos’è il catcalling

Apprezzamenti inopportuni e fuori luogo – compresa una vicinanza fisica eccessiva – come pure gesti e riferimenti plateali a caratteristiche fisiche, possono mettere la vittima in forte imbarazzo, ma anche in uno stato di ansia e vergogna capace di andare al di là dell’episodio specifico.
Il temine catcalling viene dall’etimologia anglofona che indica il “lamento del gatto”, mentre in Italia e nei Paesi latini si tende ad associare il verso di apprezzamento a quello del lupo.

Luoghi comuni e consuetudini che rafforzano il fenomeno catcalling

Un luogo comune utilizzato anche nella letteratura, nei fumetti e nel linguaggio pubblicitario.
Consuetudini e costumi che, tendenzialmente appartengono al passato, come l’abitudine tutt’altro che discreta di strombazzare con il clacson della macchina in presenza di una donna sola e a piedi.

Un fenomeno pressoché di genere

Questi spiacevoli episodi possono avere come bersaglio anche il genere maschile, ma in larghissima parte la vittima è una giovane donna, spesso costretta a subire con un sorriso di circostanza le becere esibizioni di apprezzamento nei suoi riguardi.
Questo tipo di reazione pressoché passiva da parte delle vittime, negli ultimi anni è stato oggetto di campagne sociali e di dibattito pubblico rispetto ad un fenomeno che poco o nulla può essere associato ad un complimento, piuttosto che ad un corteggiamento.

Catcalling e reato di molestie

Lo ha ribadito la magistratura, attraverso alcune sentenze che hanno assimilato determinate condotte al reato di molestie sessuali.
Episodi che, negli anni, hanno contribuito a limitare la frequenza del fenomeno del catcalling, ma certamente non a debellarlo.

Catcalling e relazioni digitali

Un filo rosso con un longevo malcostume sessista forte di stereotipi di genere che non faticano a tradursi nei linguaggi più moderni, su tutti quello digitale.
Anche in Rete, infatti, si incontrano ogni giorno persone diverse, spesso sconosciute.
Al di là del meccanismo dei follower, ci sono molti modi per incontrare, relazionarsi e rivolgersi direttamente a donne e ragazze. Un po’ come camminando per la strada o guidando in città.

Il catcalling riguarda anche il mondo del lavoro

Le dinamiche non sono dissimili solo che, oggi come oggi, al posto del clacson si mandano commenti, email di natura personale, inviti e apprezzamenti, compreso l’ambito di circostanze lavorative. Dalle conference call alle riunioni in presenza, il catcalling può rappresentare l’inizio di una molestia sul luogo di lavoro.

Chat anonime e catcalling

In questa logica è importante interrompere subito questo meccanismo, prima che possa trascendere, forte della pervasività dello strumento tecnologico.
Social come Omegle, chat anonime e di gruppo, favoriscono la banalizzazione di certi comportamenti, nonché la diffusione di stereotipi di genere che possono condurre a discriminazioni e molestie.

Catcalling: una questione educativa

L’educazione al rispetto e all’empatia delle nuove generazioni, a partire dai soggetti maschili, rappresenta un passaggio fondamentale. Un percorso educativo da declinare sul piano scolastico e sulle relazioni all’interno della famiglia, in termini di esempio e di accompagnamento alla crescita.

Catcalling e narrazione della donna sul web

D’altra parte appare necessario aprire una riflessione sulla narrazione che il mondo del web ha costruito sulla donna. Oggettivazione del corpo femminile, stalking e linguaggi d’odio sono all’ordine del giorno e, in termini di sessismo, fotografano una dimensione online se possibile peggiore di quella offline.
Una tendenza certamente legata alla scarsa percezione delle condotte in rete, ma che riguarda anche aspetti legati all’identità di genere.

Make up digitale: uno studio sulla consapevolezza di sé

Nelle giovani donne la consapevolezza e il rispetto della propria immagine sono principi spesso scavalcati nelle relazioni istantanee e semplificate con l’altro sesso.
A confermarlo uno studio tra gli studenti sul make up digitale, pubblicato dal Centro universitario di Statistica per le scienze biomediche e dall’Università San Raffaele di Milano, in collaborazione l’Università Sigmund Freud.
Solo il 25,4% dei partecipanti è soddisfatto al primo scatto e soltanto il 22,9% è soddisfatto del primo scatto che pubblicherà sui social. Il 36,8% dei partecipanti dichiara di eliminare 2-5 selfie tra quelli scattati. Sul fronte editing, il 49,2% dichiara di editare le foto.

La manipolazione riguarda principalmente l’alterazione di caratteristiche fisiche della foto e l’uso di filtri interattivi divertenti. Il controllo esercitato sull’immagine corporea nelle fotografie scattate e selezionate per la pubblicazione sui social è motivato principalmente da preoccupazioni per il proprio aspetto fisico nel momento in cui ci si relaziona con gli altri.

È proprio questo l’aspetto che più di tutti racconta le fragilità delle ragazze più giovani, convinte che un like o un follower in più possano alimentare la considerazione di sé e degli altri. Ancora uno scatto, ancora un filtro, fino a non riconoscersi più.

Un webinar per saperne di più

Identità di genere, quali implicazione per bambini e ragazzi – Differenza con identità sessuale – Social e identità di genere – Comunicazione inclusiva e valorizzazione delle differenze sono tra i temi principali dell’ultimo dei 5 webinar organizzati da Pepita a supporto di genitori, educatori e insegnanti. Pedagogisti, psicologi ed esperti accompagneranno gli iscritti attraverso tre moduli formativi, con testimonianze e dibattito conclusivo.

Appuntamento per sabato 11 marzo, dalle 9,30 alle 12,30.
Per info e iscrizioni: https://www.pepita.it/pepita-educa/incontri-formativi/