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Li abbiamo lasciati andare, forti della loro precocità tecnologica, che ci siamo convinti di poter scambiare per autonomia. Prima di capire cosa c’è nel futuro delle nuove generazioni è giusto interrogarsi sulla strada percorsa finora.
In questi anni genitori e figli non sono mai stati così vicini. Dai mesi di confinamento imposti dalla pandemia, alla costante reperibilità che la tecnologia digitale ha regalato alla nostra quotidianità.
A dire il vero, una vicinanza solo di facciata, che ha nascosto sotto il tappeto di una società iperconnessa i limiti di un’educazione implicita, delegata all’onniscienza artificiale e con il pilota automatico inserito.
Ma cosa sappiamo di loro? Cosa sognano, per cosa si battono, come immaginano quello stesso “domani” che sono chiamati a costruire?

di Ivano Zoppi
Presidente Pepita Onlus

In cerca di nuovi ideali: l’attenzione all’ambiente

Lontani anni luce dalle barricate ideologiche del Novecento, i figli del terzo millennio sono in cerca di nuovi ideali, pronti a sventolare una bandiera che possa interpretare un legittimo desiderio di emancipazione.
In questo senso la lotta al cambiamento climatico, divampata nel main stream dal 2015 con la giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, rappresenta forse la battaglia più longeva. Una tematica complessa e non sempre facile da sviluppare, a partire dalle dinamiche internazionali che la caratterizzano.
Più facile l’argomento gemello dell’ecologia, dal risparmio energetico al riciclo, fino alle fonti energetiche rinnovabili.
Proprio la mobilità sostenibile identifica i più giovani, che tardano a prendere la patente, ma sfrecciano sui monopattini e sulle bici elettriche, non sempre omologate.

I teenager e la “nostalgia da futuro”

I teenager guardano con interesse alle questioni più vicine ai fratelli maggiori: dal caro vita all’aumento degli affitti, dall’accesso al credito fino a quella che per molti under 30 potrebbe definirsi “nostalgia da futuro”.
Una condizione che accomuna molti giovani alle prese con i primi contratti di lavoro: routine, ritmi contingentati, scarso tempo libero e pochi soldi in tasca. Eppure la fortuna è lì, a portata di mano: dalle cripto valute al trading online, dai guru della finanza in vacanza perpetua ai reseller di orologi di lusso.
Altro che lauree e master, ognuno può essere imprenditore di se stesso. Con buona pace del saggio adagio, secondo il quale nella vita le scorciatoie raramente portano al successo. Eppure le statistiche parlano di migliaia di neolaureati che abbandonano il posto di lavoro per inseguire una vita più facile , senza particolari responsabilità o valori, che non siano quelli della comodità e del piacere.
In questo contesto nascono due grandi fazioni: se nessuno vuole fare più il cameriere, la colpa è delle condizioni di lavoro o di chi giudica anacronistico il rito di passaggio della gavetta?

La paura del futuro: il rifugio negli idoli

Spettatori interessati i fratelli minori, anzi, minorenni. Senza punti di riferimento che non siano le ansie e le inquietudini dei ragazzi poco più grandi di loro. E allora è meglio guardare ai propri idoli, per trovare conforto nelle storie e nei successi di chi ce l’ha fatta. Dai campioni dello sport alle stelle del canto, per poi scoprire che “anche i ricchi piangono”. Aspettative, paure, solitudini e cadute fanno parte della natura umana e, pertanto, riguardano tutti.

E quindi i ragazzi dove possono trovare le risposte che cercano? Conoscere se stessi è certamente uno strumento capace di aprire nuovi orizzonti e spalancare le finestre per fare entrare quella fiducia un po’ indomabile e sfrontata che da sempre accompagna lo spirito della giovinezza.

Che sia questa l’agognata ribellione che tanto cercano le nuove generazioni?

Pepita: un osservatorio privilegiato sui desideri dei ragazzi

Noi di Pepita abbiamo la fortuna di vivere in mezzo ai ragazzi, un osservatorio privilegiato sulle dinamiche che leggiamo sui giornali, oggetto di quei programmi televisivi o al centro di quella pletora di convegni che parlano dei ragazzi senza averli di fronte.
L’esperienza di “Pandemonio, l’agorà dei ragazzi nata negli oratori e nelle scuole della Città metropolitana di Milano, risulta una felice discontinuità rispetto al vicolo cieco in cui l’entusiasmo, il coraggio e il sorriso di molti, troppi giovani, si sono imbottigliati.

Sta a noi adulti non perdere l’opportunità di accogliere le loro proposte, richieste o recriminazioni.

Una prima pietra (preziosa) sulla quale costruire il migliore dei futuri possibili.