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Alla ricerca delle emozioni perdute

La Proposta di Pepita per le scuole mette al centro l’educazione all’affettività.

Le Emozioni queste sconosciute. L’estate che ci stiamo lasciando alle spalle ha segnato un aumento preoccupante di episodi violenti, arrivati alle cronache dei giornali o diffusi sui social.

Un fenomeno che per la grande parte ha interessato i più giovani, dalla violenza sulle donne a quella perpetrata su animali indifesi, fino alle “bravate” più in tendenza, come quella di scappare dai ristoranti senza pagare il conto. Ciò che accomuna questi contenuti, che campeggiano sul mainstream anche al di là del cosiddetto principio del “dovere di cronaca” è la mancanza di empatia, l’assenza di profondità e il bisogno di eccesso che distingue gli autori di queste condotte.

In molti casi spinti dal branco, questi ragazzi, anche minorenni, mettono in scena delle azioni che talvolta non trovano collocazione nella dimensione umana, tanto da gridare al mostro. Eppure questi “mostri” sono in mezzo a noi. Sono i figli del nostro tempo. Amici, conoscenti, compagni di classe dei nostri ragazzi.

Per questo la proposta di Pepita per il nuovo anno scolastico punta sull’educazione all’affettività, nella logica di quella “palestra di emozioni” che la scuola deve tornare a rappresentare per tutta la comunità.

SCARICA LA PROPOSTA SCUOLE A.S. 2023/2024

Percorsi dedicati, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado, per “condurre” alunni e studenti lungo un percorso di conoscenza e valorizzazione di quei valori universali dai quali non si può prescindere e che non possiamo dare per scontati anche nella sfera digitale.

Educare all’emozione significa aiutare la futura classe dirigente a percepire la portata delle proprie scelte, online come offline.

A gestire le paure, le aspettative e l’ansia verso il futuro che tanto distingue le nuove generazioni. L’offerta di Pepita si propone di far emergere quel mondo interiore spesso inaccessibile agli insegnanti e alle famiglie, con l’obiettivo di prendersi cura dei più giovani, aiutandoli a riconoscere i propri disagi, le fragilità, ma anche la bellezza di crescere.

Un percorso che passa anche dalla formazione dei docenti e dei genitori, per ritrovare quegli anticorpi sociali che solo la scuola può sviluppare a beneficio di tutta la comunità educante.