Pre adolescenti e pornografia. Un tabù per il nostro Paese, scoperchiato dall’inchiesta del Corriere della Sera, che preoccupa le famiglie e punta un faro sui social, sulla la sessualità appresa online e i contenuti porno sulle chat. Dall’indagine condotta da Milena Gabanelli, emerge che nove adolescenti su dieci tra i 10 e i 17 anni, in Italia usano il cellulare e si collegano quotidianamente a internet. Di questi, il 44% fruisce di pornografia online. Un trend che, al netto del sommerso che distingue queste statistiche, supera la media internazionale di ben 14 punti percentuali. Ma i numeri raccontano poco, rispetto al rapporto certamente distopico tra i teenager e il sesso. Se non esiste più distinzione tra reale e virtuale, in materia di sessualità, la narrazione della pornografia, soprattutto in Rete, ragiona per iperbole, ingenerando stereotipi ed emulazioni che possono sfociare in condotte sessiste, anche di natura illegale.
Un problema spesso taciuto, che Pepita da tempo studia e contrasta, ma il tempo delle analisi e dei commenti, però, è finito. Le conseguenze psicologiche sulle nuove generazioni sono già evidenti e bisogna al più presto correre ai ripari. Lo spiega in questo intervento il nostro presidente, Ivano Zoppi.
Non è più tempo di stupirsi, ma di agire, non di reagire.
Ogni qualvolta vengono presentati dei dati riguardanti un fenomeno ci si indigna, si alzano gli scudi per andare a combattere… passata la tempesta quel fenomeno, quella notizia strillata, torna nelle retrovie della comunicazione e, peggio, della coscienza comune.
Si parla di prevenzione, sensibilizzazione.. ma poi… il tutto si riduce a 4 chiacchiere, due convegni, tre interviste. Eppure, il fenomeno c’è, rimane, si alimenta, cresce. È necessaria una profonda e radicale azione di accompagnamento sui temi dell’affettività e della sessualità. Non basta dire le famiglie non hanno gli strumenti, non ce la fanno. Non va bene, non andiamo da nessuna parte. Non basta affidarsi ai percorsi di educazione alla sessualità realizzati nelle scuole. Per quanto utili, rischiano di essere fuori dal tempo. Stiamo crescendo ragazzi che bruciano la loro infanzia e la loro adolescenza. Una adultizzazione che compromette il percorso di crescita, che non rispetta i tempi, che coinvolge i bambini e i ragazzi in esperienze per le quali non hanno avuto accompagnamento, preparazione, che li chiama a delle responsabilità che non sanno gestire.
Un silenzio colpevole nella quotidianità da parte della comunità educante che si contrappone a un costante martellamento mediatico che spinge i ragazzi a “buttarsi”, fare, a non pensare…
Un martellamento che spinge alla normalizzazione di alcuni comportamenti (l’esposizione del proprio corpo, la commercializzazione, la banalizzazione dell’esperienza di una sessualità consapevole) che si “stupisce” quando c’è un caso di cronaca o la presentazione di dati che per un lasso troppo breve di tempo risvegliano le nostre coscienze e le nostre velleità di adulti responsabili.
Qual è l’idea di amore, di affettività, di sessualità nella quale crescono i ragazzi?
Ivano Zoppi
Presidente Pepita Onlus