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Will Smith e la notte degli Oscar che ha raccontato la rivincita di un genere che raramente riceve le attenzione dell’Academy: l’horror.
Nessuno scandalo per quanto successo sul palco più importante del cinema mondiale, semplicemente la scioccante verità di un uomo, Will Smith.
Un colosso dì talento, carisma e personalità che perde le staffe e decide di affidare alla violenza il proprio sentimento di smarrimento e frustrazione.
Un gorgo nato dall’insulto di uno dei presentatori della notte degli Oscar, uno degli alfieri più famosi di quella comicità Usa che non arretra neppure davanti alla sofferenza, alla malattia, al dolore di una persona. Quella persona si chiama Jada Pinkett; in questo tam tam mediatico così forte da mettere in secondo piano la guerra in Ucraina, in molti si sono scordati che la vittima è proprio lei. Tra la rabbia cieca del marito e l’ironia cieca di Chris Rock, la sua dignità e il suo aplomb si elevano e ci aiutano a comprendere un episodio emblematico per una società ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
La pandemia, il terrore della guerra, la paura di nuovi contagi e la crisi economica e sociale di un sistema che si scopre fragile e vulnerabile. In questo clima da trincea le emozioni si comprimono.
Quelle delle star e quelle della gente comune. Una pressione che diventa istinto, dove torti e ragioni si confondono. Come uscirne?
Aggrappandoci alle parole, recuperandone il valore e custodirlo da chi invece è disposto a calpestarlo per convenienza o narcisismo. E se proprio non vogliamo porgere l’altra guancia, certamente possiamo evitare di voltarci dall’altra parte, ridendo a battute infelici o passando sopra a insulti e violenze solo per il quieto vivere. In questi giorni molto si discute sul termine “neutralità”, sul suo significato.
Se pensiamo ai nostri figli, al peso delle nostre scelte sulla loro formazione, allora possiamo comprendere che l’importanza dell’esempio supera la comodità dell’equidistanza. Perché ci sono prati dove liberare il sarcasmo, i giudizi e la protesta; allo stesso modo, però, ci sono aiuole che non vanno calpestate: la natura intima delle persone, la profonda umanità di ognuno di noi.

Ivano Zoppi
Presidente Pepita Onlus

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