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SCUOLE APERTE E STUDENTI CHIUSI

Il back to school tra ansie e bisogno di affettività

“Ci vuole un fisico bestiale!”. Così recita uno dei tormentoni più suonati degli anni 90. Per oltre sette milioni di studenti questa settimana comincia il nuovo anno scolastico. Le prime campanelle a suonare sono state quelle lombarde, mentre venerdì 15 le aule sono state riaperte in Toscana, Emilia Romagna e Lazio.

La parola chiave di questo back to school è senza dubbio “affettività”.

Un concetto macro, che poco o nulla riguarda quel languore tipico della fine delle vacanze.

La ripresa delle lezioni, quest’anno, arriva dopo una lunga pausa estiva che ha messo i “giovani” al centro del dibattito per via di numerosi episodi di violenza, vandalismo e aggressione nei confronti delle donne. 

Il disagio delle nuove generazioni ha alimentato il dibattito politico, suggerendo ai vari partiti di promuovere ricette e soluzioni con ancora le valigie delle vacanze da disfare. Il decreto Caivano ha riempito le pagine dei giornali dando luogo a polarizzazioni e polemiche autoreferenziali.

“Ancora una volta la politica ha tolto spazio, attenzione ed energie ad un bisogno pressoché inevaso da parte dei nostri ragazzi: l’ascolto”.

Ivano Zoppi, presidente di Pepita, torna a sottolineare la mancanza di comunicazione tra gli studenti e il mondo adulto, a maggior ragione se con responsabilità educative.

Come stanno oggi i nostri figli? Come possiamo sostenerli durante il loro percorso di crescita?

Ma come stanno oggi i nostri figli? Come possiamo sostenerli durante il loro percorso di crescita?

Domande capaci di riconfigurare, direi finalmente, almeno alcuni dei vecchi e superati parametri nel nostro sistema scolastico

osserva Zoppi

invece si è deciso di indugiare sulla propaganda sterile, sopra le teste dei nostri ragazzi, ancora una volta esclusi dalla discussione”. 

Ma se non siamo i primi ad ascoltarli, come possiamo pretendere che si convincano ad aprirsi, a darci fiducia, a chiedere aiuto? 

“È una questione di connessioni. Le giovani generazioni non riescono a connettersi con le proprie emozioni, che spesso confondono con istinti e pulsioni, alimentando confusione, solitudine e malessere”.

Sono questi, secondo Ivano Zoppi, i presupposti di comportamenti aggressivi, violenti e omertosi che tanto hanno riempito le cronache di questi mesi e che proiettano sul pianeta istruzione ansie e paranoie. 

Alunni e studenti sono smarriti, tanto da diventare nostalgici del lockdown

Sono gli stessi ragazzi a confermare questa fragilità, figlia della Pandemia e di una società sempre più digitale, ma di certo sostenuta dal quel vuoto emotivo che caratterizza i più giovani.

L’indagine di Pepita in occasione di “Scatti di vita” – il progetto multimediale per dare voce al cuore dei ragazzi – parla chiaro:

alunni e studenti sono smarriti, tanto da diventare nostalgici del lockdown.

La conferma di questa ansia credente arriva dall’ultimo report condotto da Laboratorio adolescenza e Istituto Iard.

Il 57% degli adolescenti italiani giudica il proprio futuro incerto, mentre gli inguaribili ottimisti scendono sotto i 15 punti percentuali. Per 3 giovani su 4 (70 per cento considerando solo le ragazze), questo malessere si riverbera nel rapporto con il cibo, tanto da non riconoscersi nel proprio aspetto fisico.

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Reputo il mio futuro incerto

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Sono ottimista per il mio futuro

Più che all’università, per il futuro sognano di viaggiare.

Più che genitori e insegnanti, i loro punti di riferimento sono gli influencer, il mondo della moda e della pubblicità.

Aumenta la sedentarietà, oltre il 32% dei teenager non pratica alcuno sport.

Più che all’università, per il futuro sognano di viaggiare. Un retaggio del Covid, ma anche un segnale chiaro sugli aumenti dei conflitti in famiglia e sui rapporti difficili con gli amici.

La guerra in Ucraina – la prima raccontata quotidianamente sui social – li spaventa profondamente, tra l’80 e il 90% dei casi.

Un trend che racconta una crescente empatia con le vittime del conflitto, a partire dai racconti dei loro coetanei sui social. Video, canzoni, testimonianze di un orrore percepito al di là delle distanze, comunque dentro i confini dell’Europa.

Quella stessa empatia non si sostanzia nei rapporti tra pari, all’interno del gruppo classe o delle amicizie

Di contro, quella stessa empatia non si sostanzia nei rapporti tra pari, all’interno del gruppo classe o delle amicizie.

Molti ragazzi sembrano più cinici, avulsi, senza la necessaria percezione della portata delle proprie scelte, per se stessi e per gli altri, online come offline”, continua il Presidente di Pepita. La scuola non è solo istruzione, ma anche palestra di vita e di quei valori che le famiglie non riescono più a trasmettere a dovere”

conclude Zoppi.

La proposta educativa di Pepita per un’educazione all’affettività

Da qui la necessità di accompagnare lo studente in un percorso di educazione all’affettività.

Laboratori, strumenti e testimonianze al centro dell’offerta formativa di Pepita, capaci di coinvolgere i ragazzi, come pure insegnati e genitori.

Una proposta aggiornata, innovativa e testata con successo in centinaia di scuole su tutto il territorio nazionale.

Leggi qui sotto i dettagli di “EDUCARE ALL’E-MOZIONE”, in collaborazione con gli esperti di Fondazione Carolina.

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