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Uno spaccato della Generazione Z, due territori diversi, in una sola provincia. Se son Rose è il progetto di educazione al rispetto di genere e di prevenzione alla violenza sviluppato da Pepita in due Istituti complessivi, a Novara e Borgomanero, sostenuto da Fondazione Comunità Novarese Onlus. Un progetto che inizia dall’ascolto, per poi realizzare sul campo laboratori e incontri per dare luogo ad una continuità educativa necessaria per passare dalla semplice sensibilizzazione ad una più efficace azione preventiva.

Proprio la fase di ascolto, la prima del progetto, ha permesso di determinare che il 99% degli studenti abbia sentito parlare di violenza di genere, anche in ambito scolastico. Scarsa conoscenza, invece, rispetto alla violenza economica, spesso anticamera di fenomeni ancor più gravi. 

Oltre un ragazzo su 5 riporta di essere stato vittima o di aver assistito a episodi di discriminazione di genere. Più di uno su 4 fa riferimento ad una violenza di tipo psicologico.

Molte delle risposte alle indagini degli educatori sono condizionate da un lungo retaggio culturale, ancora lontano dall’essere completamente superato. Risposte a volte confuse, che confermano l’incidenza dei luoghi comuni nella percezione personale, autentica e pura che dovrebbe sempre corrispondere all’approccio dei più giovani su tematiche di questa importanza.

A tal proposito nessuno pensa che la vittima possa in qualche maniera provocare la violenza, ma in una domanda successiva, invece, emerge che il modo di vestirsi o comportarsi di una donna possa contribuire a determinare una certa responsabilità da parte della donna.

Gelosia e inadeguatezza risultano tra i sentimenti più indagati dai cuori dei ragazzi, mentre a livello sociale persistono gli stereotipi tra genere e professione, che possono condizionare anche le future scelte professionali.

Più della metà degli studenti ritiene che ricevere apprezzamenti sul proprio fisico o essere “fischiata” per strada rappresenti una violenza sulla donna. 

Per quanto riguarda la violenza sui social, circa il 57% riporta di non aver visto tra i propri contatti qualcuno che ha postato contenuti offensivi e/o umilianti verso una donna. Il 33% invece risponde di aver visto tali contenuti. 

Un dato, quest’ultimo, che non considera il sommerso, ma comunque in aumento rispetto al passato.

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L’INDAGINE DETTAGLIATA

Sono stati sottoposti al questionario sulla Violenza di Genere 110 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 16 anni di due Istituti scolastici della provincia di Novara e Borgomanero.

Il campione era composto da un numero di maschi quasi doppio rispetto a quello delle femmine.

Il 99% dei ragazzi riporta di aver sentito parlare di violenza di genere in diversi contesti, in particolare in quello scolastico. Il 22,94% riporta di essere stato vittima o di aver assistito a episodi di discriminazione di genere. Il 36% dei ragazzi ritiene che la violenza maggiormente diffusa sia quella psicologica, seguita da quella sessuale, quella fisica ed infine quella economica e che sia diretta anche dalle donne verso gli uomini. Il 10% dei  partecipanti invece ritiene che la violenza sia solo diretta dagli uomini verso le donne. Il 65% degli studenti ritiene che se un uomo dicesse che viene maltrattato da una donna probabilmente avrà bisogno di aiuto. Il 10% degli stessi penserebbe che sicuramente l’uomo avrà fatto qualcosa per meritarselo e il 5% circa riterrebbe questa persona un uomo fragile.

La persona violenta è rappresentata per il 71,56% delle volte da una persona qualunque, seguita da una persona alcolizzata e/o drogata (16,51%). Si evidenzia la presenza di una stereotipo tra violenza e assunzione di alcool-droga come se fosse la possibile conseguenza di una perdita di controllo. 

L’1,83% ritiene che possano essere persone violente tanto un estraneo, quanto un extracomunitario quanto un conoscente, amico o familiare. Non sembrano quindi esserci pregiudizi rispetto al tipo di relazione tra vittima e aggressore. Nessuno ritiene che una persona violenza possa appartenere a ceti medio-alti della società.

Rispetto al pensiero che gli studenti hanno in relazione alla vittima, il 65,14% di loro ritiene che essa avrà bisogno di aiuto e sostegno. Nessuno pensa che la vittima abbia in qualche modo provocato la violenza. Il 36,7% però ritiene che le ragazze possano contribuire a provocare una violenza sessuale con il loro modo di vestirsi/comportarsi mentre il 45% degli studenti pensa di no. Inoltre circa il 30% degli adolescenti pensa che se una ragazza subisce una violenza sessuale da ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia in parte responsabile, contro il 49% circa che ritene di no e il 22% che non lo sa.

Quindi rispetto al senso di responsabilità nell’aver subito una violenza ci sono percentuali molto variabili. 

La maggior parte degli studenti qualora fosse nei panni di una ragazza che viene maltrattata dal proprio ragazzo riporta che reagirebbe chiamando aiuto o cercando di scappare (26,85%), chiuderebbe la relazione (26,85%) o lo denuncerebbe (33,33%). Una percentuale molto inferiore riferiscono che reagirebbero con la violenza, non ne parlerebbero per vergogna o resterebbero con lui per amore. Nessuno, nei panni della ragazza, si sentirebbe sbagliata e giustamente trattata in questo modo. La maggior parte dei ragazzi, nella situazione di vittima o testimone, segnalerebbe la violenza ad un familiare (37,04%), alle forze dell’ordine (27,78%) o agli amici (19,44%). In percentuali minori si rivolgerebbe ad un insegnante, allo psicologo o al centro antiviolenza. 

Mettendosi nei panni invece di una ragazzo violento, coerentemente con le risposte di prima ci si aspetterebbe che la ragazza chiudesse la relazione, chiamasse aiuto o denunciasse. 

All’interno di una relazione i comportamenti che una ragazza accetta maggiormente di un ragazzo sono: non sopportare le amiche (22,94%), farsi guardare il cellulare (22,02%), essere possessivo (21,08%) e avere password di ig o altri social (20,28%).

Circa il 13% riporta che accetta il fatto che il ragazzo le impedisca di fare determinate cose. Circa il 7% pensa che una ragazza accetti che vengano controllati i suoi movimenti e circa il 4,5% che non le venga permesso di andare in vacanza con le amiche. Il 48,62% però pensa che una ragazza non accetti nessuno dei comportamenti sopra descritti. 

Rispetto alla gelosia emergono risposte contrastanti: il 29,36% riporta che lo/a fa sentire amato/a. Una piccola percentuale invece sente la gelosia come qualcosa che tiene in gabbia. Per il 18,35% non deve esistere e per il 16,51% è indispensabile in un rapporto.

La maggior parte degli studenti ritiene che la gelosia viene vista come violenza quando:

Il partner non permette nuove amicizie 51,85%, pretende di sapere ogni movimento 49,07%, sceglie al suo posto 34,26%, fa scenate davanti a tutti o la offende 33,33%.

Non sembrano esserci associazioni significative tra genere e intelligenza, genere e sensibilità. Circa il 95% dei ragazzi ritiene scorretto che a parità di lavoro una donna guadagni meno di un uomo mentre il 5% ritiene sia giusto perché un uomo è in grado si sostenere maggiori pressioni e responsabilità.

Molti ragazzi ritengono che donne e uomini possano svolgere gli stessi lavori, ma spesso le donne vengono maggiormente attribuite a lavori quali l’insegnante, la casalinga, il medico, lavori organizzativi (libraia, segretaria, contabile). E ancora lavori nell’ambito della moda o della cura della persona nella sua totalità (estetista, parrucchiera ma anche infermiera e psicologa). Gli uomini, infine, sono considerati più inclini a lavori fisici, manuali, e/o a carriere sportive.