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Si scrive “rimborso spese”, ma si può leggere in tanti modi…
Emolumento, retribuzione, a volte persino salario o, peggio, regalia. Alle italiche accezioni, non sempre positive, di questa parola composta, da oggi se ne aggiunge un’altra, tutta nuova: ristori.
Sì, perché il tanto salvifico quanto arcaico “pari e patta”; il salomonico ed ecumenico “rimborso spese” è un capo spalla che vale per tutte le stagioni. Un evergreen con cui risolvere tutto, come un luogo comune sul tempo recitato in ascensore per colmare l’imbarazzo di un silenzio prolungato…
“Ha saputo? È tornata la Dad! Quasi quasi propongo un bel ristoro educativo per guarire sul nascere eventuali disagi…”.
Ristori. Davvero non sappiamo fare di meglio che applicare l’ennesimo cerotto? Che poi si scrive sempre “rimborso spese”. Anzi, in questo caso “buono” o voucher per comprare un libro, distrarsi con un buon film al cinema, magari beneficiare di assistenza allo studio o sessioni formative. Come? Cosa?
Ovviamente non è dato di sapere. L’ennesimo tampone dì una politica che, a due anni dal COVID e dopo due annualità scolastiche condizionate dalla Dad, non sa immaginare altro che destinare due milioni di euro (nulla) a quegli studenti (milioni) che hanno sofferto per via della chiusura delle aule. La ricetta è sempre quella: “Un tot al chilo, poi quel che viene viene, intanto ci siamo intestati la tematica. Avanti con la prossima emergenza”…

Un autogol, l’ennesimo, sul fronte delle Politiche giovanili e dell’Istruzione. La cosa più bella, però, è la celebrazione del fallimento. Nella proposta, infatti, si specifica che i finanziamenti non saranno a pioggia, bensì andranno destinati agli studenti più bisognosi. Come se il biglietto per il teatro o una mostra potesse far tornare la voglia dì tornare in classe a bambini e ragazzi che durante la DAD si sono chiusi in loro stessi, smarrendosi sui social e sui videogame.

Invece di prenderci cura di questa generazione, che si è persa passaggi fondamentali come le gite scolastiche, i primi viaggi senza i genitori, i gruppi studio per la maturità, perfino le famigerate notti prima degli esami; invece di parlare con loro e ripensare alla scuola post pandemia, tiriamo fuori dal cilindro l’asso piglia tutto dei ristori. Dalle Partite IVA alla partita che rischiamo davvero dì perdere; quella più importante: il nostro futuro, i nostri ragazzi. 

La verità è che non esistono scorciatoie alla presenza educativa, all’accompagnamento, all’ascolto delle nuove generazioni e dei loro bisogni. Dopo questo lungo periodo dì incertezze e paure, siamo noi adulti, per primi, a doverci rimettere in carreggiata, a recuperare una visione d’insieme, con saggezza, lungimiranza e, soprattutto, a ritrovando il coraggio dì educare.

Ivano Zoppi
Presidente
Pepita Onlus