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Cos’hanno in comune Uto Ughi, Pier Francesco Favino, Ficarra e Picone e Roberto Bolle? Hanno tutti rivolto un appello al mondo della scuola affinché il settore dello spettacolo e delle performance artistiche possa trovare una sua collocazione all’interno del sistema scolastico.

Il ruolo della bellezza e dell’ arte preziosi nel percorso di crescita dei ragazzi

Non parliamo di qualche laboratorio extracurricolare. Più che ai saggi di fine anno, con le recite dei bambini durante le ricorrenze, l’appello di molti artisti impegnati a vario titolo nel sociale riguarda il concetto in sé di arte e il ruolo che la bellezza può ricoprire nel percorso di crescita dei nostri ragazzi, umana e professionale.

In tal senso, l’apporto delle discipline artistiche e dei diversi linguaggi della comunicazione nell’educazione dei giovani si rivela particolarmente prezioso, non perché tutti diventino artisti, ma perché a tutti sia data la possibilità di attingere ai benefici che accompagnano la pratica artistica.

L’appello del maestro Uto Ughi

Lo stesso maestro Ughi, negli ultimi giorni, è tornato su questo concetto, sottolineando l’importanza di dare alle nuove generazioni la possibilità di conoscere il patrimonio artistico e musicale italiano: “Ascoltando i grandi autori a scuola si dà un’impronta di gusto, eleganza e sensibilità indelebile per la propria vita”.

Con parole più prosaiche, l’accesso e la pratica dei linguaggi artistici da parte degli studenti agevola lo sviluppo del senso critico, contribuisce alla crescita di quella che gli psicologi chiamano intelligenza emotiva e, non ultimo, aumenta l’empatia all’interno del gruppo classe.

Studiando i meccanismi all’interno di un’orchestra, i ragazzi potrebbero capire facilmente che il proprio “strumento” abita all’interno di un’armonia in cui tutti gli elementi hanno la stessa dignità e compongono un equilibrio straordinario che esalta le capacità del gruppo valorizzando i talenti di ciascuno dei suoi componenti.

Cinema e Teatro, ancora più lontani dal sistema scolastico

 “A scuola servirebbe un’ora a settimana di studio del cinema italiano, paragonando il suo valore a quello della letteratura”, hanno dichiarato i due attori Ficarra e Picone a in occasione della presentazione del loro ultimo film. Una proposta che riprende l’appello lanciato Pierfrancesco Favino durante la crisi della pandemia, che ha messo in ginocchio tutto il settore dello spettacolo.

Dal cinema e dal teatro si impara tanta vita”, ha spiegato l’attore, facendo riferimento ad altri Paesi dove si sono fatti passi importanti in questa direzione.

In Francia, ad esempio, dalla fine degli anni Novanta, è stata introdotta la materia “Educazione all’immagine, al cinema e all’audiovisivo”, insegnata dalle scuole elementari.

L’arte performativa è una palestra unica per esprimere e conoscere le proprie emozioni

L’arte performativa, dalla Musica alla Danza, dal Teatro al Cinema aiuta ad esprimere e a conoscere le proprie emozioni. Una palestra unica per i sentimenti dei nostri ragazzi che rappresenta un antidoto all’omologazione, all’indifferenza, alla solitudine e al disagio. Senza contare l’importanza di poter andare oltre il palinsesto dei mainstream dei social e dello streaming per accedere a capolavori senza tempo e ai grandi autori che hanno costruito la nostra cultura.

Se il mondo della scuola vuole davvero innovarsi, deve riuscite a portare nel futuro questo incredibile patrimonio, nell’interesse e delle nuove generazioni. Chi ha detto che innovazione e cultura non possano guardare nella stessa direzione?