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L’esperienza di Pepita

Nelle scorse settimane Pepita ha voluto condividere con voi il sondaggio effettuato durante la Fase 1 di lockdown pensato per i ragazzi, per conoscere ed approfondire il loro vissuto a livello psico-emotivo. Nell’articolo precedente sono stati esposti 5 dei 10 punti cardinali per una “buona educazione” pensati per educatori e genitori. In questo articolo, invece, Pepita tratterà i 5 punti cardinali rimanenti, dando così un quadro completo per un ri-orientamento in una ri-educazione in questo periodo storico che stiamo affrontando.

6. La tecnologia non salverà il mondo

La tecnologia ci aiuta, rende più agevole e migliora, ma non può sostituirsi a noi. Non possiamo chiedere alla tecnologia di risolvere ogni problema e ogni limite che l’uomo non crede di saper affrontare. Di fronte ai limiti, l’educatore non chiede alla tecnologia di sostituirlo ma di essere alleata, anche nel silenzio e nella lontananza -che non per forza devono essere sostituite e negate.

7. Un futuro realizzabile

Guardare oltre ed immaginare il futuro richiede necessariamente la capacità di memoria: che cosa dobbiamo selezionare e ricordare di questo momento presente per vivere bene nel futuro? Dalla risposta che ci diamo, dipende molto del modo in cui ci approcceremo ad esso: un futuro reale e realizzabile che viene dalla consapevolezza del presente e che ci permette di svilupparci, di diventare ciò che siamo.

8. Prendersi cura

Prendersi cura di noi e degli altri significa includere la fragilità e il limite, guardarli come parti di noi e della società e non come intoppi nella realizzazione della felicità. Empatia, solidarietà, cura, coraggio sono possibili solo a partire dall’accettazione e dalla condivisione delle proprie qualità insieme alle fragilità, ricchezze nella relazione con gli altri.

9. Stare bene per fare bene

Lo strumento primario di lavoro per l’educatore è la sua stessa mente con le sue capacità relazionali. Per poter utilizzare al meglio questo strumento è necessario che sia in uno stato di benessere e, per questo, dobbiamo fare attenzione a sviluppare alcune abilità professionali: essere consapevoli della propria mente; essere capaci di porsi delle finalità e degli obiettivi;essere capaci di apprendere dall’esperienza.

10. Per un umanesimo digitale

Umanesimo digitale è mantenere il senso delle proporzioni: non assumere una posizione difensiva per cercare di frenare il progresso tecnologico, ma sviluppare una posizione creativa nel favorire il progresso umano.

 Conclusioni

Avendo ora un quadro completo di tutti e 10 i punti cardinali, Pepita vuol mostrare che educare è un compito difficile, ma non impossibile. È importante orientarsi nell’emergenza per costruire una nuova consapevolezza nella relazione con i giovani. 

Lavorare in condizioni di pandemia è molto complicato, le paure e i timori appartengono a tutti, perché tutti stiamo vivendo la stessa condizione.

Questo inizialmente crea uno spaesamento che potrebbe portare al blocco, alla sensazione di non riuscire a fare quello che sembra essere il lavoro di un educatore, cioè dare supporto e favorire lo sviluppo positivo: è proprio questo il momento in cui bisogna rialzarsi e avere il “coraggio di educare” cercando di ri-orientare il proprio “Io”.

Testo tratto dalla pubblicazione Pepita “Cor Habeo – Il coraggio di educare” – Progetto a cura di: Marco Bernardi, Ivano Zoppi
Versione integrale scaricabile gratuitamente.